Studiare, ricercare, consultare archivi, confrontarsi con altri esperti, questo, sommato alle grandi competenze tecniche è stato ciò che siamo stati in grado di fare per ridar vita ad una delle più iconiche Ferrari mai realizzate: la 365 GTB4. Nel 1968, Ferrari presentava a Parigi una vettura dal design rivoluzionario nota quasi subito come “Daytona”, soprannominata così dagli appassionati della marca e dai giornalisti, che vollero così rievocare la vittoria della Casa di Maranello con tre vetture in parata ai primi tre posti nella 24 Ore disputatasi nel 1967 sulla pista della Florida.
Pininfarina Design
La linea della “Daytona” appare ancora più aggressiva di quella della 275 GTB/4 che aveva sostituito, dotata di un grande cofano motore con sfoghi aria gemelli di forma rettangolare e l’abitacolo situato in posizione arretrata. Quest’ultima scorre elegantemente fino a raggiungere la coda tronca, dove sono montate una coppia di luci sopra i due paraurti angolari. Il corpo vettura, disegnato da Pininfarina e costruito da Scaglietti ha porte e cofani in alluminio, un grande parabrezza leggermente incurvato ed un lunotto quasi piatto. Il muso dei primi esemplari è dominato dalla carenatura in plexiglas a totale sviluppo orizzontale che percorre il frontale da un’estremità all’altra dove sono posti i proiettori. Le ruote di serie sono in lega leggera a cinque punte, verniciate di colore argento. Nel corso di tutto il periodo di produzione, furono sempre disponibili come optional le ruote Borrani a raggi.
Cruscotto e Strumentazione
La parte superiore della plancia, la calotta tondeggiante che contiene gli strumenti di bordo e il coperchio del cassettino portaguanti sono rivestiti in Alcantara nero. Vi sono collocate quattro grandi bocchette rotonde di ventilazione regolabili il cui dispositivo di comando è mediante leve a cursore verticale poste al centro della plancia. Sul bordo inferiore della plancia, alla destra della colonna dello sterzo, è posto il contatto di accensione, con la leva dello starter posta sotto il cruscotto. Gli altri comandi montati all’esterno del pannello della strumentazione sono la leva di sgancio del cofano motore e il reostato di regolazione delle luci strumenti. Il volante ha la struttura a tre razze e il mozzo centrale in alluminio, nonché la corona esterna in legno, due levette laterali sono montati alla sinistra della colonna dello sterzo un’altra su quello destro. Gli strumenti sono collocati simmetricamente in un pannello in alluminio con finitura opaca posto dinanzi al posto guida. Sul lato passeggero, il vano porta guanti presenta un coperchio a sezione triangolare che si protende verso il sedile.
Motore
Il propulsore derivava da quello installato sulla 275 GTB4, rispetto al quale presentava un aumento di cilindrata pari a un terzo (4390 cc) con un incremento di potenza massima di 52 CV. Il blocco cilindri è provvisto di due supporti al telaio, collocati sui lati all’altezza del terzo cilindro a partire dall’estremità anteriore. Un tubo rigido di spinta collega il motore alla trasmissione transaxle al ponte posteriore, che dispone anch’essa di due supporti. I due alberi a camme in testa per bancata cilindri sono provvisti di coperchi con la scritta Ferrari e finiti con vernice raggrinzante nera. Le valvole sono comandate da bicchierini in acciaio provvisti di spessori, sui quali agiscono le camme degli alberi di distribuzione. Quelle di aspirazione, sono collegate a un condotto in fusione e ai carburatori collocate all’interno della V fra le bancate cilindri, quelle di scarico sono poste all’esterno della V e i gas combusti di ogni testata cilindro passano attraverso un paio di collettori suddivisi in tre parti, costruiti in acciaio e provvisti sulla parte posteriore di uno scudo termico.
È una fortuna guidare ancora oggi una Ferrari “Daytona” perfettamente restaurata come appena uscita dalla fabbrica più di 50 anni fa.